Geco caratteristiche alimentazione habitat e abilità.
Parte integrante della famiglia dei , questo piccolo e particolare rettile è noto più comunemente come e può vantare una parentela diretta con la lucertola. La sua è una presenza abbastanza consueta, in particolare nelle zone più calde, e per questo è facile intercettarlo in giardino o all’interno delle case estive. Appoggiato su soffitti, pareti e muri esterni, questo simpatico animaletto adora il caldo come tutti i rettili. Innocuo e tranquillo, scruta senza creare disagio rimanendo immobile se osservato e muovendosi se intimidito.
I gechi sono rettili di piccole dimensioni appartenenti alla famiglia dei Gekkonidae, molto diffusi in tutta l’area del Mediterraneo, soprattutto lungo la costa. Le specie di geco esistenti in natura sono molte e si distinguono tra di loro per colorazione di pelle, capacità di mimetizzazione, sistema di riproduzione e, soprattutto, alimentazione.
L’habitat del geco.
L’habitat del geco è costituito dalle pietraie, le cave, i muretti a secco, i cumuli di legna, ma soprattutto gli edifici e le abitazioni dove adorano soggiornare senza temere la presenza umana o quella di altri animali, compresi i gatti.
Tipico abitante della fascia costiera mediterranea, dal Portogallo fino alle isole Greche, e dell’Africa settentrionale. In Italia è presente un pò in tutte le zone costiere. La si può trovare in pietraie, cave, muretti a secco, cumuli di legna. é anche molto frequente in ambienti antropizzati quali coltivi ed abitazioni umane.
Amante del sole e delle alte temperature, il geco si trova spesso nelle pietraie, nelle cave, nelle spaccature delle rocce e in prossimità di materiale legnoso, anche di deposito, nei muretti a secco, nei cumuli di legna, ma soprattutto negli edifici e nelle abitazioni dove adorano soggiornare senza temere la presenza umana o quella di altri animali, compresi i gatti.
I “gechi” sono rettili appartenenti a più specie, presenti in diverse zone del mondo. A seconda del tipo possono avere abitudini arboricole, semi arboricole o terrestri, crepuscolari e notturne (come il diffuso Eublepharis macularius o geco leopardino) oppure diurne (come il Phelsuma madagascariensis grandis o geco del Madagascar). In qualche caso possono emettere suoni complessi.
Il geco è diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, isole incluse, dalla penisola iberica fino allo ionio e Creta; in più canarie e Africa settentrionale.
In Italia è presente su tutto il territorio, ad eccezione dell’arco alpino; le popolazioni nella pianura padana, dell’Italia peninsulare interna e dell’Adriatico centro-settentrionale sono di probabile introduzione.
La specie è molto legata agli ambienti mediterranei. La si può trovare in pietraie, cave, muretti a secco, cumuli di legna. é anche molto frequente in ambienti antropizzati quali coltivi ed abitazioni umane.
Il geco comune è un animale rapido, veloce, agile ed un ottimo arrampicatore. Compatibilmente con la temperatura, lo si può trovare in piena attività sia di giorno sia di notte. Territoriale, delimita la zona con movimenti rituali e la difende dalle invasioni ingaggiando aspre lotte con i rivali.
La maggior parte delle specie di geco si trova in Paesi tropicali e molto caldi, ma siamo diffusi anche nelle regioni temperate (per questo ci potete trovare anche qui in Italia) e possiamo vivere dagli ambienti desertici alle foreste tropicali, dal livello del mare fino ad alta quota.
I gechi si trovano prevalentemente nella fascia costiera mediterranea, dal Portogallo fino alle isole greche e all’Africa settentrionale. In Italia è presente nelle zone costiere fino alla Liguria. Si tratta di un animale a sangue freddo quindi predilige i climi caldi e con molti giorni di sole all’anno poichè utilizza il calore dei raggi solari per regolare la temperatura corporea. Il suo habitat naturale è dato da pietraie, cave, muretti a secco, cumuli di legna. Spesso si rifugia anche nelle abitazioni o si trova nei pressi di campi coltivati.
E’ presente in ambienti urbani nella fascia planiziale, nelle campagne antropizzate, in zone rocciose caratterizzate da numerosi anfratti ed in alberi ricchi di cavità.
La distribuzione del geco.
In molte regioni italiane la presenza di un geco in una casa è considerata come portafortuna e quindi viene tollerata di buon grado. Si muove principalmente lungo i muri e le pareti grazie alle dita dotate di cuscinetti che fungono da ventose e gli consentono di non cadere.
L’areale è la zona mediterranea diffusa lungo tutte le aree costiere e sub-costiere dell’Italia peninsulare ed insulare e nelle isole Canarie. Sono presenti alcune popolazioni isolate in Pianura Padana nell’area prealpina ed adriatica a nord del Conero originate da introduzioni accidentali per acclimatazione.

L’areale di distribuzione del geco comune comprende l’Europa e le regioni dell’Africa mediterranea. In particolare lo si può trovare in Spagna, Portogallo, Italia, Francia, Balcani, Grecia, Marocco, Tunisia, Algeria, Libia ed Egitto. In Italia vive principalmente lungo le regioni costiere e in alcune zone costiere dei grandi laghi del nord. Il suo habitat naturale è costituito prevalentemente da pietraie, muretti a secco, ruderi, tronchi d’albero e cantieri. Non teme l’uomo quindi è una presenza molto diffusa nelle città e nelle case.
Le abitudini diurne e notturne del geco.
E’ una specie attiva sia di giorno, nelle giornate di sole invernale, che di notte al crepuscolo. E’ territoriale, infatti non si riesce a trovare più di 5 esemplari nello stesso areale; la si può osservare mentre cattura le sue prede, quali insetti notturni, tra cui farfalline, mosche e zanzare. Un esemplare adulto riesce a catturare oltre 2000 zanzare in una sola notte.
Il suo habitat ideale comprende muri a secco, muri di vecchi edifici, rovine, abitazioni pietraie, cantieri, tronchi d’albero, legnaie, tetti ecc. In genere va in letargo da Novembre sino a Febbraio-Marzo. Se non viene disturbato riesce a convivere nelle abitazioni abitate dall’uomo, in quanto sia totalmente innocuo. In Sardegna è presente su tutto il territorio, tranne le zone di alta quota.
I gechi possono avere sia abitudini diurne che notturne. I gechi diurni, che vivono e cacciano di giorno, sono vivacemente colorati. I notturni hanno invece colori più tenui, decisamente mimetici, in modo da passare inosservati quando riposano durante il giorno. Il mimetismo è un modo in cui il geco e numerosi altri membri della sua famiglia si difende, cercando di sfuggire ai potenziali predatori.
Il geco leopardo è un animale notturno, difatti trascorre la maggior parte del giorno nella sua gabbia. È un rettile molto popolare come animale da compagnia, perché si fa toccare facilmente, ha un carattere distinto ed è a proprio agio in un terrario anche di dimensioni limitate. Il suo habitat naturale è il paesaggio desertico dell’Afganistan, dell’India occidentale, del Pakistan, dell’Iraq e dell’Iran, un ambiente caratterizzato da rocce, erba dura e arbusti. Quando desideri creare un habitat adatto a questa creatura, devi imitare quello naturale quanto più possibile.
Il geco è un animale notturno?
La maggior parte dei gechi sono animali notturni, nascondendosi durante il giorno e foraggiamento per gli insetti durante la notte. Possono essere visti pareti delle case e altri edifici in cerca di insetti attratti al portico luci arrampicata, da cui il nome “Gecko casa”. Diffusa in tutto il mondo dalle navi, questi gechi sono ormai comuni nel profondo sud degli Stati Uniti, gran parte delle zone tropicali e sub-tropicali in Australia, e molti altri paesi del Sud e Centro America, Africa, Asia meridionale e Medio Oriente.
In inverno, in molti di questi climi, essi sono noti per andare in uno stato di dormienza al fine di resistere al freddo. Crescono ad una lunghezza compresa tra 75-150 mm (3-6 in), e vivono per circa 5 anni. Questi piccoli gechi non sono velenosi e non portano alla morte per gli esseri umani. Le specie di gechi di medie e grandi dimensioni possono mordere se sono in difficoltà, tuttavia, il loro morso è delicato.
Un geco tropicale, Hemidactylus frenatus prospera in zone calde e umide dove può strisciare su legno marcio alla ricerca degli insetti di cui si nutre. L’animale è molto flessibile e può preda di insetti e ragni, spostando altri rettili.
Il rapporto tra uomo e geco.
I gechi si rinvengono spesso presso i muri esterni delle abitazioni umane. Durante le serate calde escono allo scoperto e si posizionano vicino a delle luci, in attesa di insetti. Per questo molte persone conoscono questa specie meglio di qualunque altro rettile italiano. Di giorno poi si nascondono in buchi, fessure o altri rifugi, spesso artificiali.
Ricordiamo che:
L e caratteristiche del geco.
Dall’aspetto simpatico, questo mini rettile possiede una lunga coda e una corporatura che ricorda la lucertola: la vista eccellente gli permette di muoversi al buio senza problemi. Il geco può emettere un verso particolare, una sorta di vocalizzo o gorgheggio, mentre ciò che lo distingue sono le particolari zampe, per l’incredibile capacità di aderire a ogni superficie.
Non sono presenti collanti o altre sostanze: l’animale sfrutta un sistema complesso chiamato adesione asciutta, che si presenta grazie a un fenomeno noto come forza di Van der Waals. Questa forza ha luogo quando gli elettroni di un atomo creano un campo magnetico che stimola e attrae gli elettroni di un atomo vicino, una condizione incentivata anche dalla particolare anatomia delle zampe composta da milioni di microscopici peli, detti setae, da cui partono miliardi di terminazioni dette spatule. Questa particolare conformazione garantisce al geco la massima adesione e stabilità.
Il geco ama il caldo, per questo predilige habitat con temperature piacevoli o elevate: ciò incide anche sulla colorazione del suo corpo. Nel primo caso il tono vira dal grigio al beige maculato, mentre nei luoghi con temperature più alte il corpo si veste di tonalità più vivaci e allegre. Le colorazioni possono cambiare all’occorrenza, in particolare se deve mimetizzarsi per proteggersi. Vive nelle cave, accanto a muretti e sulle pareti, in giardino ma anche all’interno delle abitazioni. La sua aspettativa di vita è lunga: può raggiungere anche i dieci anni.
Normalmente, il geco ha dimensioni medio-piccole che non superano i 16 centimetri di lunghezza compresa la coda. La testa è più grande rispetto al corpo, il muso appuntito e gli occhi grandi e tondi. Ha un corpicino robusto, decisamente grassottello e leggermente appiattito che gli consente di infilarsi ovunque, anche nei pertugi più stretti.
Il dorso e la coda sono grigi o bruni, ma le colorazioni cambiano a seconda delle condizioni ambientali e della luce consentendogli di sfruttare una buona capacità di mimetismo.
Tutto il corpo del geco è ricoperto da tubercoli che gli conferiscono un aspetto ‘ruvido’ per non dire ‘spinoso’, caratteristica che in molte persone desta un senso di repulsione e spavento. Gli esemplari più grandi sono i maschi, mentre i piccoli gechi presentano delle striature scure più evidenti che poi perdono durante la crescita.
I caratteri distintivi del geco.
Il geco è una specie tipica della macchia mediterranea. Predilige le zone aride, i muretti a secco e le pietraie delle località costiere.
Il geco comune (Tarentola mauritanica) è un sauro dal corpo allungato, molto simile ad una lucertola, ma con il corpo “ruvido”. Questo effetto è dato dalla presenza di tubercoli conici sul dorso e sulla parte superiore della coda. Il colore è variabile dal grigio al bruno, a volte con marcature più scure.
Quando viene catturato, mette in atto la strategia dell’autotomia, come fanno le lucertole: contrae i muscoli fino a provocare il distacco della coda per sfuggire al predatore. La coda rigenerata non presenta i tubercoli tipici di questa specie.
È considerato di buon auspicio avere un geco che vive nei pressi della propria abitazione
Il colore della pelle del geco varia dal grigio, al maculato, ai colori brillanti e variopinti o è addirittura in grado di cambiare per mimetizzarsi con l’ambiente che li circonda e sfuggire ai predatori.
L’alimentazione e cosa mangia il geco.
Il geco è un rettile molto utile perché si ciba prevalentemente di insetti e, per questo, è facile osservarlo a caccia nei pressi di lampade da esterno. Ama anche la frutta e il nettare, ma preferisce zanzare, mosche, moscerini, falene e tutte quelle presenze che turbano le notti estive. Un geco può mangiare anche 2.000 zanzare in una sola notte, che cattura con pazienza, rimanendo immobile anche per minuti prima di lanciarsi rapidissimo verso l’obiettivo.
I gechi sono dei predatori, principalmente di insetti. Le specie di dimensioni maggiori tuttavia possono cacciare anche micromammiferi (specialmente roditori), piccoli rettili e uccelli. Non esistono predatori specializzati nella cattura ma abbiamo comunque una vasta gamma di potenziali “pappatori” come gatti, uccelli, serpenti e grandi invertebrati.
I gechi sono principalmente animali carnivori e si nutrono di insetti come coleotteri, ditteri, imenotteri, isopodi, lepidotteri, scorpioni che cacciano e catturano con la lingua che produce una sostanza appiccicosa che non lascia scampo alle prede. Sono particolarmente ghiotti di zanzare, tanto che un geco adulto può arrivare a mangiarne anche 200 in una sola notte.
Il Geco è un animale rapido, veloce, agile ed un ottimo arrampicatore. Si nutre di prevalentemente di insetti e larve, che riesce a catturare grazie alla lingua appiccicosa.
Si nutre di insetti di svariati ordini quali Coleotteri, Ditteri, Imenotteri, Isopodi, Lepidotteri, Scorpioni ecc. che caccia all’agguato e cattura con la lingua vischiosa.
Viene predato da serpenti arboricoli e terricoli, da alcune specie di rapaci diurni e notturni e da mammiferi quali riccio, genetta ed alcune specie di mustelidi.
Le uova, di solito in numero di due, vengono deposte tra i sassi o negli anfratti dei muretti a secco.
La famiglia dei gechi.
Il geco (Geco comune o Tarentola mauritanica Linnaeus), è un piccolo rettile appartenente al sottordine dei sauri. La sua famiglia è quella dei Gekkonidae, che a sua volta comprende diverse sottocategorie molto diffuse in tutta l’area del Mediterraneo, soprattutto lungo le fasce costiere.
Attualmente, la famiglia dei gechi è composta da cinque sottofamiglie: Aleuroscalabotinae, Diplodactylinae, Eublepharinae, Gekkoninae e Teratoscincinae. Di queste, le eublepharine, come i gechi a banda ( Coleonyx ) degli Stati Uniti sudoccidentali, e le aleuroscalabotine hanno palpebre mobili.
I miti e le leggentesui gechi.
Per le sue prestazioni e per le sue stranezze, il geco ha sempre affascinato l’uomo.
I Maori della Nuova Zelanda e diverse tribù africane lo considerano uno spirito protettore, da tatuarsi sulla pelle o da disegnare sulle case.
In Thailandia si crede che ascoltare il “pianto” del geco almeno sette volte porti fortuna.
Nello Sri Lanka, invece, i versi del geco avvertono e predicono: se si sentono mentre si esce di casa significa che può capitare qualcosa di spiacevole, e se il verso proviene da dietro, qualche invidioso te la sta mandando.
Se arriva da sinistra, in fine, è di ottimo auspicio, mentre da destra porta sfortuna.
A lungo considerato una presenza pericolosa, e per questo scacciato, in realtà il geco è un animaletto tranquillo che in molte culture considerano come porta fortuna. Per gli aborigeni è una presenza sacra, perché affascinati dalla sua capacità di rigenerarsi, come ad esempio la ricrescita della coda al pari della lucertola. La presenza dentro le case è segno positivo e di buon auspicio: è meglio non scacciarlo e neppure ferirlo, ma attendere che cambi da solo destinazione.
È risaputo che i gechi portino fortuna. È per questo motivo che quando se ne individua uno sulla parete di casa, l’istinto non è quello di allontanarlo, ma piuttosto di nutrirlo in qualche maniera.
Le abilità del geco.
L’abilità più evidente del geco consiste nella rapidità di movimento e nella capacità di arrampicarsi velocemente ovunque. Si tratta di un animale territoriale, caparbio e tenace che difende il proprio territorio in modo impavido e irruento.
Pochi animali, infatti, osano sfidare un geco nella conquista di una preda o di uno spazio, e questo è uno dei requisiti più stupefacenti di questo draghetto in miniatura
I gechi sono perfettamente a loro agio anche attaccati al soffitto, come le mosche! Il segreto sta in un particolare tipo di legame elettrico, detto “forza di Van der Waals” (dal nome dello scienziato tedesco che l’ha identificata). Si tratta di un’attrazione che siverifica tra le molecole: nel caso del geco, tra i minuscoli peli che ha sui palmi delle zampe e il soffitto.
I gechi sono antizanzare naturali, si nutrono anche di insetti, proprio per questo motivo sono ottimi alleati nella caccia alle zanzare, alle mosche e ad altri insetti che per l’uomo spesso risultano fastidiosi. Di conseguenza, è sconsigliato allontanarli dai nostri giardini, ovviamente a meno che non si tratti di una colonia troppo numerosa o che non entrino in casa
Molte specie si sono perfettamente adattate alla presenza dell’uomo e non è raro trovarci sui muri delle grandi città, vicino ai lampioni intorno ai quali attendiamo l’arrivo di qualche gustosa falena.
La sua presenza nelle nostre zone è quindi abbastanza consueta ed è facile avvistarlo in giardino o all’interno delle case in estate, appoggiato su soffitti, pareti e muri esterni, che scruta tutto intorno, rimanendo immobile se osservato e muovendosi se intimidito
Possono diventare presenze fisse sui muri dei nostri terrazzi e nei giardini specie durante le serate non particolarmente fredde.
Particolarità del geco.
I rettili sono i tetrapodi più morfologicamente e fisiologicamente diversi e hanno subito 300 milioni di anni di evoluzione adattativa. All’interno dei tetrapodi rettiliani, i gechi possiedono diverse caratteristiche interessanti, tra cui la capacità di rigenerare le code autotomizzate e di arrampicarsi su superfici lisce
Il geco è un importante rettili che possiede diverse abilità sorprendenti, come la capacità di aggrapparsi alla superficie verticale e la rigenerazione della coda. Queste caratteristiche sono state ampiamente studiate per molti anni.
Tuttavia, l’assenza di dati genomici per le specie Gekkonidae ostacola lo studio del meccanismo alla base di questi interessanti fenomeni.
In uno studio è stato acquisito la sequenza del genoma di G. japonicuse per studiare le basi genetiche di molte caratteristiche comportamentali e fisiologiche dei gechi cercando i geni chiave potenzialmente coinvolti nella capacità di aggrapparsi, nell’attività visiva in condizioni di scarsa illuminazione, nell’olfatto altamente sviluppato e nella capacità rigenerativa.
Sebbene lo studio non possa essere considerato un’analisi approfondita nella fase attuale, fornisce una base per futuri studi meccanicistici, in particolare per quanto riguarda la rigenerazione.
Il genoma di Gekko japonicus (il geco giapponese di Schlegel) studia elementi genetici legati alla sua fisiologia. L’analisi genomica comparativa rivela espansioni o riduzioni specifiche della famiglia genica associate alla formazione di sete adesive, visione notturna e rigenerazione della coda, nonché alla diversificazione della sensazione olfattiva. I dati genomici ottenuti forniscono solide prove genetiche dell’evoluzione adattativa nei rettili.
I gechi sono dotati di geni per arrampicarsi sui muri, per vedere di notte e per rigenerare la coda. È il risultato di uno studio cinese, che ha prodotto una bozza dell’intera sequenza I gechi si sono evoluti in una nicchia terrestre, che ha prodotto tratti come le dimensioni corporee ridotte, l’agilità e le abitudini notturne.
La maggior parte delle specie di gechi possiede delle punte adesive che consentono loro di catturare più facilmente il cibo vivo e fuggono dai loro predatori ridimensionando le superfici verticali o addirittura invertite.
Questa capacità è dovuta alla presenza di setae, microscopiche escrescenze simili a capelli dello strato superficiale dell’epidermide sottodigitale, che comprendono i componenti primari dell’apparato adesivo.
Il tratto più interessante e fisiologicamente significativo nei gechi è la loro capacità di liberarsi volontariamente o di automatizzare le code per sfuggire all’attacco, quindi rigenerano una nuova coda. Date queste interessanti caratteristiche, i gechi sono stati utilizzati negli studi sui processi rigenerativi e il loro meccanismo adesivo è stato esaminato per lo sviluppo di tecnologie bioispirate di DNA del geco.
Perchè e come si gechi si arrampicano sui muri e diverse superfici.
Una peculiarità dei gechi sono sicuramente le loro zampe, che hanno attirato da sempre molta attenzione per la capacità di aderire a una varietà di superfici, senza la necessità di usare secrezioni adesive. Recenti studi hanno dimostrato che l’animale sfrutta un sistema complesso chiamato adesione asciutta che si verifica grazie alla cosiddetta forza di Van der Waals.
Questa forza ha luogo quando gli elettroni di un atomo creano un campo magnetico che stimola e attrae gli elettroni di un atomo vicino, una condizione incentivata anche dalla particolare anatomia delle zampe composta da milioni di microscopici peli, detti setae, da cui partono miliardi di terminazioni dette spatule. Questa particolare conformazione garantisce al geco la massima adesione e stabilità.
La maggior parte dei gechi ha piedi modificati per l’arrampicata. I cuscinetti delle dita dei piedi sono coperti da piccole placche che sono a loro volta ricoperte da numerosi piccoli fili simili a capelli che sono biforcati alla fine. Questi ganci microscopici aderiscono a piccole irregolarità superficiali, consentendo ai gechi di arrampicarsi su superfici lisce e verticali e persino di attraversare soffitti lisci.
Alcuni gechi hanno anche artigli retrattili. Come i serpenti, la maggior parte dei gechi ha una chiara copertura protettiva sugli occhi. Le code dei gechi possono essere lunghe e affusolate, corte e spuntate.
Il genoma del Gekko japonicus, lungo circa 2,55 miliardi di lettere, il team guidato da Xiaosong Gu ha trovato 22.487 geni. In confronto il genoma umano ha circa 20.500 geni ed è lungo circa tre miliardi di lettere.
Secondo lo studio pubblicato il geco ha molte copie per produrre la cheratina, una proteina che nei rettili e negli uccelli forma squame, artigli, becchi e penne, nelle persone è presente nelle unghie e nei capelli.
Nei gechi la cheratina beta forma le microsetole delle dita, con le quali l’animale riesce ad aderire alle pareti lisce e quindi ad arrampicarsi. Sembra che il geco abbia 35 geni di cheratina beta che contribuiscono alle microsetole. I ricercatori sperano di utilizzare queste scoperte per sviluppare sostanze adesive.
La visione notturna del geco.
Nel DNA del rettile sono stati trovati anche geni per la visione. Alcuni non sono più funzionati, forse perché derivano da un antenato attivo di giorno e sono diventati inutili in un animale notturno. Altri geni per la visione sembrano in effetti un adattamento alle condizioni di scarsa illuminazione.
Le specie notturne godono di un’eccellente vista al buio, in genere si nutrono di insetti e a volte anche di frutta e nettare. Spesso si aggirano intorno alle luci artificiali dove trovano abbondanti quantità di prede. Per cacciare, rimangono completamente fermi fissando quest’ultime e scattano rapidissimi all’attacco dopo alcuni secondi o addirittura minuti di attesa. La maggior parte dei gechi è dotata di speciali cuscinetti sulle zampe che consentono loro di arrampicarsi con estrema facilità su superfici verticali lisce, o sui soffitti delle case.
La rigenerazione del cervello del geco.
Finora quello che si è sempre detto sui gechi è che possono far ricrescere la loro coda e la loro spina dorsale, ma a quanto pare non sono le uniche due parti del loro corpo che possono rigenerare. A quanto dicono i ricercatori questi animali sono capaci di rigenerare anche il loro cervello.
I gechi possono rigenerare parte del loro cervello e sulla base di questo esempio potremmo riuscire a guarire i nostri.
Uno studio recentemente pubblicato afferma che questa capacità meravigliosa potrebbe diventare una risorsa anche per noi, aprendo una nuova area di ricerca per il trattamento delle lesioni cerebrali e della loro degenerazione.
I ricercatori hanno iniziato questa ricerca proprio perché, consapevoli della capacità dei gechi di rigenerare alcune parti dei loro corpi, hanno sospettato che ci potesse essere qualcosa di interessante anche nel loro cervello. Così hanno iniettato nelle cellule cerebrali dei gechi leopardiani un’etichetta chimica che potesse aiutare a rilevare ogni nuova cellula formata: è stato in questo modo che sono riusciti a vedere il meccanismo e che hanno scoperto che ce ne erano molti di più di quante ne avessero previste.
I ricercatori sono stati anche in grado di identificare un tipo di cellula staminale che si trasformava regolarmente in cellule cerebrali nella corteccia mediale degli animali, una parte del cervello che svolge la stessa funzione dell’ippocampo nell’uomo – è la prima volta che gli scienziati scoprono che le cellule staminali sono state coinvolte nella formazione di nuovi neuroni nel cervello di un geco leopardino.
Poiché i gechi sono più vicini agli umani che agli anfibi o ai pesci, che sono i soggetti della maggior parte delle ricerche sulla rigenerazione, questa scoperta potrebbe davvero cambiare la maniera in cui studiamo il cervello.
L’autotomia dei gechi.
L’autotomìa è la capacità di alcuni animali di perdere una parte del corpo o di automutilarsi. Viene usata come strategia di difesa lasciando una parte non vitale (un arto o la coda) al predatore. Mentre la parte abbandonata continua a contrarsi distraendo il predatore, la preda è libera di fuggire. La parte monca è destinata a ricrescere.
Praticano l’autotomia le lucertole con la coda, gli insetti con le zampe, alcuni granchi con le chele. L’autotomia è documentata anche in alcuni molluschi, echinodermi (stelle marine e crinoidi) ed anche alcuni pesci, tra i quali il regaleco, pesce d’acqua salata vivente negli oceani; il regaleco usa questo sistema per difendersi dagli attacchi degli squali e di altri predatori marini.
L’amputazione volontaria della coda del geco.
La coda serve in molte specie come un deposito di energia su cui l’animale può affidarsi in condizioni sfavorevoli. La coda può anche essere estremamente fragile e se staccata viene rapidamente rigenerata nella sua forma originale.
L’animale ha molti geni che intervengono nella proliferazione delle cellule e il modellamento dei tessuti. Alcuni geni sono associati alla rigenerazione della coda, che i gechi attaccati da un predatore possono perdere.
Grazie ad un processo di autotomia, mediante la contrazione di muscoli appositi, il geco è in grado di amputarsi volontariamente la coda. Questo processo gli ritorna utile per distrarre i predatori e quindi liberarsi di loro senza correre il rischio di essere mangiato. La coda successivamente ricresce velocemente e della stessa lunghezza.
Come la maggior parte delle lucertole anche i gechi sono in grado di amputarsi volontariamente la parte finale della coda attraverso la contrazione dei muscoli. Di solito ricorrono a questo stratagemma per distrarre o sfuggire ai predatori. La coda, poi, ricresce successivamente. I gechi sono le uniche lucertole capaci di cantare e di emettere dei suoni che utilizzano per socializzare con gli altri esemplari della specie.
Grazie ad un processo di autotomia, mediante la contrazione di muscoli appositi, è in grado di amputarsi volontariamente la coda. L’autotomia gli ritorna utile per distrarre i predatori e quindi liberarsi di loro senza correre il rischio di essere mangiato. La coda successivamente ricresce velocemente e della stessa lunghezza.
I colori dei gechi sono solitamente scialbi, con una predominanza di grigio, marrone e bianco sporco.
La rigenerazione della coda, è vero che ricresce la coda ai gechi.
I gechi possono staccare la coda quando vengono attaccati e questo processo fisiologico adattivo si è evoluto in molti animali sauri per consentire una rapida fuga dai predatori. Sul distacco della coda, molteplici percorsi di rigenerazione dei tessuti avviano alcuni processi di riparazione conservati, tra cui la guarigione delle ferite, la formazione di blastema e il rimodellamento dei tessuti. Successivamente, una nuova coda crescerà entro pochi mesi
Il corpo del geco è lungo e slanciato, con coda grassottella in grado di staccarsi dalla sesta vertebra come meccanismo difensivo (autotomia) e poi rigenerarsi, senza alcun trauma per l’animale. Non si riformano però le vertebre perdute, bensì solo la cartilagine e a volte risulta visibile la differenza di struttura.
Per questo motivo i gechi vanno sempre afferrati per il corpo, sostenendo la pancia con le mani.
I tempi e le modalità del coinvolgimento dei geni nella rigenerazione della coda di G. japonicus sono un argomento interessante per ulteriori studi. Inoltre, le specie di geco possono anche servire da modello importante per gli studi sulla determinazione del sesso e sulle strategie riproduttive, per i motivi in cui queste specie si situano sui nodi cambiando la determinazione del sesso ambientale in determinazione del sesso genetico, il modello di oviparietà in quello di viviparietà.
Le zampe del geco.
Le zampe del geco comune sono dotate di particolari cuscinetti situati sulle punte delle dita che gli consentono di restare saldamente aggrappato ai muri.
La caratteristica principale del geco è la sua capacità di aderire a una grande varietà di superfici, senza la necessità di usare secrezioni adesive. Questo è possibile grazie ad un tipo di legame elettrico, detto “forza di Van der Waals” (si verifica quando gli elettroni di un atomo creano un campo magnetico che stimola e attrae gli elettroni di un atomo vicino), un’attrazione che si verifica tra le molecole dei peli che ha sui palmi delle zampe e la superficie sulla quale si posiziona. Ognuno di questi peli della zampa può sostenere il peso di una formica.
La presa delle zampe del geco.
Ne esistono diverse varietà ma hanno tutte in comune una caratteristica fondamentale: la presa delle loro zampe. La loro forza adesiva, dovuta non a una sostanza collante bensì alle setole che ne ricoprono la parte sottostante, consente di aderire perfettamente alla superficie sulla quale passeggiano. Insomma se ci capita di avvistarne uno sul muro di casa probabilmente avremo la possibilità di osservarlo a lungo: il geco infatti tende a restare immobile per diverso tempo.
Coloro che pensano che il geco sia dannoso dovranno ricredersi: in realtà il fatto che questo rettile si nutra di insetti, mosche e scarafaggi può rappresentare la nostra salvezza, soprattutto nei mesi estivi quando blatte e altri simili invadono case e città. Quindi di certo la sua dote più grande è la velocità dello scatto: i movimenti rapidi e la presa delle zampe gli consento di arrampicarsi ovunque e in poco tempo.
Il suo istinto innato di difendere il territorio lo rende un animale piuttosto minaccioso nei confronti degli altri, che spesso vengono ingannati dalla sua calma apparente
Le setole delle zampe del geco.
Le setole presenti sotto le zampe del geco sono incredibilmente concentrate nei pochi millimetri quadrati delle sue piccole zampe. Sono circa 14000 setole per millimetro quadrato, distribuite in centinaia di direzioni le cui estremità sono larghe 0,2 micromeri.
Il geco riesce a camminare sugli specchi?
L’Università di Manchester ha sviluppato il primo nastro adesivo basato sulla riproduzione sintetica delle setole presenti sotto le zampe. Tre anni più tardi, lo stesso processo ha permesso alla Stenford University di costruire Stickybot, il primo geco robot in grado di camminare su vetri e specchi. Anche il Pentagono si è interessato a questi prototipi per sviluppare guanti e scarpe che permettano di arrampicarsi su ogni superficie.
La voce o il verso del geco.
A differenza di altri rettili, la maggior parte dei gechi ha una voce, la chiamata è diversa dalla specie e va da un clic debole o un cinguettio a un suono stridulo
I gechi sono i soli rettili dei paesi temperati dotati di voce, emettono cioè un verso simile a uno squittio.
I gechi, a differenza degli altri rettili presenti in natura, sono gli unici che riescono ad emettere un verso, un vero e proprio suono, che emettono quando si trovano in pericolo, I maschi di questa specie utilizzano questa funzione vocale anche quando intendono richiamare l’attenzione delle femmine.
Una cosa unica dei gechi è il fatto che essi sono i soli rettili dei paesi temperati dotati di voce, emettono cioè un verso, molto particolare, che non è un vero e proprio sibilo, ma una sorta di vocalizzo o squittio. Hanno anche la possibilità di esprimersi a voce: non si tratta di un sibilo come quello dei serpenti, ma di un vero e proprio verso.